1963

1963
Torino Porta Nuova, 29 settembre 1963. Carrozza Pullman 4137.
Il trainspotter è una persona il cui hobby consiste nel guardare i treni.

All'interno di questo mio hobby, della mia passione per i treni (o per le rotaie, se vogliamo, visto che amo anche i tram) esistono alcuni temi, i miei "pallini", che da sempre mi hanno interessato più di altri.
Le carrozze della Compagnie Internationale des Wagons-Lits, in primo luogo.
I treni Trans Europ Express.
E ancora, i tram di Torino, così come alcuni altri argomenti che andrò via via introducendo, tra i quali la tematica dei trasporti pubblici nella collezione di cartoline.

Ai miei “pallini” è dedicato il blog, anche se in alcune pagine potrete trovare digressioni su argomenti diversi e disparati.


Attualmente (febbraio 2011) il blog è in allestimento.

Io e le rotaie

La mia prima parola.
Torino, primi mesi del 1949, data imprecisata.
Sono in braccio alla mamma in corso Galileo Ferraris, vicino casa.
Passa un vecchio tram della vecchia linea 1.
Punto il dito, dico 'At'. La mia prima parola.
Non mamma, non papà. At, per dire tram.
Non essendoci un treno nelle immediate vicinanze, quel coso viaggia comunque sulle rotaie.

Il tombino di Bardonecchia.
Bardonecchia, 15 agosto 1951.
I freni ferroviari funzionano ad aria compressa. Per produrre l'aria compressa occorre il compressore. Il compressore fa un rumore caratteristico. Le vecchie locomotive elettriche trifasi in servizio sulla Torino-Bardonecchia-Modane hanno dei compressori molto rumorosi, fanno un inconfondibile ta-ta-ta-ta molto serrato, tanto che alcuni hanno coniato per quelle macchine il soprannome di "macchine da cucire".
Quello è per me il rumore del treno.
Per altri sarebbe il ciuff-ciuff del vapore, o il tu-tun tu-tun delle ruote sulle rotaie. Per me no. Il treno fa ta-ta-ta-ta. E se io faccio ta-ta-ta-ta (proprietà transitiva dell'uguaglianza) io sono un treno.
Detto, fatto.
Corro felice lungo la cancellata, precedendo papà e mamma.
Il bastoncino di legno che ho in mano, trascinato lungo la cancellata, fa esattamente ta-ta-ta-ta.
E corre, corre, corre la locomotiva...
Pluff...
Il ciglio erboso su cui sto correndo impedisce di vedere il tombino senza coperchio. Volo dentro, la traiettoria mi porta a fermarmi penzoloni, appeso per il mento. E' un attimo, i miei mi tirano su, piangente e sanguinante. In braccio alla mamma che pare Maria Dolens percorro via Medail affollata di villeggianti. Tappa in farmacia, dirottati dal medico condotto. Lui fa una sommaria medicazione e dice ai miei di portarmi all'ospedale di Susa.
Mentre parla, sento un fischio di treno, sbircio dalla finestra e lo guardo partire.
Ogni lasciata è persa.
I miei mi portano invece a Torino, al Mauriziano, dove ci sono i medici amici di zio Papito. Finisce con sette punti. Vacanza interrotta, embargo dichiarato a Bardonecchia. Poteva andare peggio.

29 settembre.
Il “Plastico di Wuppertal” a Torino

con la ALtn 444 e il Treno Presidenziale
Non mi riferisco al 29 settembre della celeberrima canzone di Lucio Battisti e Mogol, lanciata dall’Equipe 84 nel 1967. Dobbiamo andare indietro di alcuni anni e fermarci a domenica 29 settembre 1963.
Proprio nel 1963, grazie all'interessamento della Federazione Italiana Modellisti Ferroviari (all'epoca presieduta dal baritono Gino Bechi, grande appassionato di treni e trenini), le due carrozze verdi del “Plastico di Wuppertal” scesero in Italia per una tournée piuttosto lunga ed impegnativa, che toccò una ventina di località.
A Torino il plastico giunse la sera del sabato 28 settembre per essere aperto al pubblico il giorno successivo, e quella domenica 29 settembre fu per la stazione di Porta Nuova (e per me) una giornata irripetibile.
Infatti, mentre al binario 18 grandi e piccini si mettevano in coda per visitare il plastico (150 lire l'ingresso intero e 100 quello ridotto), sul 19 arrivava da Roma il treno presidenziale col Presidente della Repubblica Antonio Segni, in viaggio per recarsi a Boves, nei pressi di Cuneo, dove si sarebbe svolta la cerimonia di consegna della Medaglia d'Oro al Valor Militare al Gonfalone della città.
Dopo una breve sosta a Torino, il Presidente Segni e il suo seguito proseguirono il viaggio a bordo dell'automotrice "belvedere" ALtn 444.3001, che partì dal binario 20.
Se la "belvedere" era di casa a Torino, certamente fu una rarità vederla a fianco del treno presidenziale, inoltre il caso condusse alla concomitante presenza delle due vecchie carrozze DB del plastico di Wuppertal!
Cenni storici sul “Plastico di Wuppertal”
Con il nome di "Plastico di Wuppertal" la storia del fermodellismo ricorda un impianto di grandi dimensioni, in scala H0 (acca-zero, dall’inglese half zero ossia metà della scala zero, pari a 1:87), realizzato all'interno di una carrozza ferroviaria.
A costruire il plastico, nel 1950, furono i soci del club fermodellistico di Wuppertal, nella Germania Federale, guidati dal loro primo presidente Carl Bellingrodt, noto ancor oggi tra gli appassionati per le migliaia di splendide e preziose foto scattate a locomotive e treni tedeschi negli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta.
L'idea geniale fu quella di costruire un plastico itinerante, da portare in giro per rilanciare la ferrovia come mezzo di trasporto, dopo la lunga parentesi bellica e le relative distruzioni, proponendo inoltre il modellismo ferroviario ad un livello decisamente più elevato rispetto al semplice giocattolo di latta.
L'iniziativa ottenne l'appoggio delle Ferrovie Federali Tedesche.
Il plastico entrò nella storia fin da subito, in quanto fu allestito in una carrozza ormai d’epoca, costruita nel 1910. L’impianto occupava grosso modo tutto lo spazio utile salvo un corridoio laterale, in cui si disponevano i visitatori per ammirare l'intenso traffico ferroviario in miniatura. Una seconda carrozza, anch'essa vecchiotta, ospitava la logistica: le cuccette e la zona mensa degli accompagnatori, i servizi ausiliari e un piccolo laboratorio con quanto occorreva per la manutenzione del plastico (binari, treni e paesaggio).
L'attività itinerante del plastico di Wuppertal terminò a metà anni Sessanta.